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Resta a fianco al fuoco

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Resta a fianco al fuoco

Nella stagione afosa
lungo la cattedrale dei giorni estivi
raccogli una ad una le cose che ami
disponile a fascina leggera
stringile al petto fino a farne
secondo strato di pelle.
Non tralasciare nulla
perché siamo sommersi
da un odio crescente
e bisogna avere molta forza
per non lasciarsi piegare la nuca.
Tuffati nel grano, dialoga coi grilli,
impara a riconoscere ogni singolo congegno,
gli operai della pioggia
sui ponteggi delle strade,
il richiamo sanscrito dell’alba,
la carlinga nuda di una schiena
amata fino all’ultimo solco.
Non sottovalutare nemmeno la portata
di un ricordo straripato come
un alluce valgo sul tiepido sonno.
Ricorda il goal di Omam-Biyik
le serpentine di Stenmark
la consistenza omerica delle olive,
l’urlo, il furore, il conflitto,
il calore aggiunto alla tua immaginazione
come un copricapo andino,
l’amore issato sulla prua
del nostro respiro più alto.
Ricorda tuo padre che ti ha insegnato
a cambiare le marce, ricorda come hai vinto
la diffidenza della frizione, riascolta tua madre
echeggiare sulla corteccia delle betulle,
riannoda il fiore alla carne del bacio,
la scalza preghiera all’asse portante.
Ricorda il Borsalino di gioia
che incorona lo stato di grazia,
la riconoscenza bevuta come
un trionfo di vodka, il divino
rammendo interiore diffuso
da un bosco rapito in riunione.

Godi del mare venuto dopo il terrore
quando la brezza è un bambino
che soffia sulla torta del mondo.
Godi e porta a godimento
corpi appena conosciuti
su distese di ginestre millenarie.
Sconfina il canto internato
scassa la doppia mandata
porta la tua natura terrestre
a sposare un angolo anfibio.
C’è qualcosa che incombe
in questa nostra società elettrica
qualcosa che si muove nella gola
di un baritono ammutolito.
C’è una violenza fuori controllo
che sta di nuovo imparando a memoria
i protocolli dei falsi liutai.
C’è qualcosa che incombe
un’urgenza appena frenata dalle circostanze
un desiderio oscuro di non dragare
il sentimento più cupo e profondo
allevato dal verbo assoluto.
C’è una ferocia che vince il deserto
che annienta il polso ai braccianti
che porta i perdenti a sentirsi braccati.
Per questo bisogna spingere le cose
sull’orlo dell’illuminazione,
perché la notte è fuori controllo
e le armi sono ovunque puntate
sulla linea di fuoco delle anime.
Per questo contieni la tua angoscia
sotto una pergola di mani intrecciate
e spremi il petrolio fuori
dall’apnea dei gabbiani.
Per questo continua a indagare
nel buio insistente
la luce eventuale,
per questo stendi
la tua vela maestra
sul dorso più chiaro
del vento contrario.

 Amina Narimi - 05/08/2015 10:25:00 [ leggi altri commenti di Amina Narimi » ]

una cascata che tiene di verso in verso il fianco al fuoco
fino alla pioggia finale, al suo dorso più chiaro

"Per questo continua a indagare
nel buio insistente
la luce eventuale,
per questo stendi
la tua vela maestra
sul dorso più chiaro
del vento contrario"

stupenda!

  Cristina Bizzarri - 04/08/2015 00:38:00 [ leggi altri commenti di Cristina Bizzarri » ]

Un testo che va centellinato con cura, senza l’ansia di arrivare in fondo. Dopo una sola (ansiosa) lettura ci tornerò, perché indica, offre delle vie possibili a vita migliore - e questa è morale viva - e perché è molto bello.
In certi momenti - spero non dispiaccia all’autore questo accostamento o non sia qui fuori luogo dirlo - mi richiama alcune scene particolatmente intense e poetiche del cinema di Nanni Moretti: "La messa è finita" tanto per
fare un esempio, che è il mio preferito, o gli ultimi suoi due, più compiuti della maturità.

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